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Consigli e curiosità

Perché è importante non trascurare l'udito?

Trascurare la salute del proprio udito non è una buona idea: ecco alcuni consigli del dott. Pontoni prima di arrivare ad un punto di non ritorno.
Foto Mancante
Dott. Francesco Pontoni 21/01/2020 13:47
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A scanso di equivoci la risposta a questo dubbio è semplice e non ci girerò attorno: il momento migliore per mettere gli apparecchi acustici è nell’immediato istante in cui un medico specialista lo prescrive, ma va detto qualcosa di più.

Spesso, anzi nella maggior parte dei casi, non va così. Ed è probabile che anche fra i tuoi famigliari più stretti la situazione sia differente. Te lo dimostro.

Questa è una ricerca fatta dal Censis, sono quindi dati ufficiali facilmente reperibili. Sono 7,3 milioni gli Italiani che hanno problemi di udito, pari al 12% della popolazione.

Come primo dato quindi balza all’occhio che almeno una persona su 10 ha un problema di udito. La prima domanda che voglio farti quindi è: pensa a 10 persone che conosci…statisticamente una di queste, anche se forse non lo sa, ha un problema di udito.

La reazione comune di chi legge questo dato è un misto di:

•“Sarà solo un piccolo calo”

•“Non ci credo, è solo un terrorismo fatto per vendere apparecchi acustici”

•“Non riguarda me e nemmeno i miei cari”

Bene queste cose sono tutte vere ed allo stesso tempo no. Considera ad esempio che i problemi di udito sono aumentati del 4,8% tra il 2012 e il 2018 e, oltre a crescere tra gli over 80 (+12,2% nello stesso periodo) aumentano anche tra le persone nella fascia d’età 46-60 anni (+9,8%).

Non sono molti i problemi di salute che nel 2020, con tutte le innovazioni che abbiamo, aumentano invece che diminuire.

Questa ricerca inoltre è stata fatta dal Censis che è un organo ufficiale, e quindi i suoi dati sono pubblici. Non sono inventati. Non sono segreti. Non sono esagerati. Sono reali.

Inoltre, lasciami togliere un sassolino dalla scarpa. Non credo che gli audioprotesisti debbano “vendere apparecchi acustici”. Sono invece dei professionisti tecnici che dovrebbero fare una visita e ragionare ad un programma per risolvere un problema, anche attraverso l’uso di apparecchi, ma non solo.

Ed infine, non è vero che non ti riguarda. La statistica non mente. Mai. Nessuno è escluso da questi numeri.

La sordità va presa con molta serietà anche perché ogni giorno ci sono ancora troppe persone che si avvicinano troppo tardi alla problematica.

Per iniziare ad entrare nel vivo del tema di questo articolo: il momento peggiore per prendersi cura del proprio udito è DOPO che è arrivata la famosa goccia che fa traboccare il vaso.

E solitamente la maggior parte delle persone aspetta quel momento.

I problemi più comuni che iniziano ad avvertirsi, o che puoi osservare nei tuoi cari sono:

> Al 54,7% degli italiani, capita di chiedere alle persone di ripetere ciò che hanno appena detto

> Il 45,5% ha difficoltà a percepire le voci sussurrate

>Per il 26,9% è difficile ascoltare i programmi alla tv o alla radio.

Queste situazioni hanno un impatto sugli aspetti relazionali, sia in famiglia che al lavoro, e determinano una percezione di insicurezza, disagio, isolamento nel 39,3% dei casi.

Nonostante ciò, resta basso il ricorso alle protesi acustiche, utilizzate solo dal 29,5% degli italiani con sordità.

SOLO 1 su 3 lo fa, anche dopo parecchi anni dai primi sintomi che solitamente si verificano a partire dai 55 anni.

Poi quando ci si decide a fare qualcosa…l’81% degli utilizzatori di apparecchi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto.

Ma si potrebbe fare ancora di più.

Posto quindi che se uno specialista ti ha prescritto di usare gli apparecchi allora è il momento giusto, voglio dare comunque qualche logica sulla base di questi numeri per fare le cose per bene.

Ti consiglio di fare mente locale fra i tuoi famigliari e di fare almeno una volta la prova dell’udito, fra i 55 ed i 60 anni. È rapida, indolore e in occasione di campagne di prevenzione è gratuita.

Tra i 60 ed i 65 anni, invece si iniziano ad avere dei peggioramenti dei sintomi. In questi casi consiglio di fare dei test almeno una volta l’anno.

Conservali e magari parlane con il medico di famiglia.

Conoscendo il tuo stato di salute generale, saprà indicarti se in base alle patologie che hai, piuttosto che per alcuni farmaci che prendi, sei più a rischio.

Oltre i 65 anni, sei nella zona ad alto rischio, è possibile che ci sia un calo di udito, e se non l’hai ancora fatto, ti suggerisco di fare una visita da un medico ORL.

Soprattutto se soffri di acufeni (fischi, ronzii), se guidi l’auto o se ci sono famigliari diretti con cali di udito. Mediamente le persone aspettano 8 anni dai primi sintomi a quando iniziano a fare qualcosa per il proprio udito.

Capisco ci voglia del tempo per digerire la cosa.

Capisco che, soprattutto in Italia, abbiamo una cultura narcisista che ci porta a vergognarci per molte cose, ma quello che ti consiglio è di prendere coraggio e parlarne.

Quindi non aspettare OLTRE 1 ANNO dai primi sintomi e confidati almeno con un TUO CARO.

Basterà chiedergli: “Senti, ho letto che alla mia età è possibile avere un calo di udito, hai notato forse che io sento meno?”

O nella situazione opposta, l’importante è fare la domanda in modo delicato: “Senti papà, mi hanno detto che oltre i 60 anni va fatto un controllino dell’udito, se non altro perché se in futuro hai un problema almeno facciamo “una foto” di come stanno le tue orecchie ad oggi… così se ci sono problemi ce ne accorgiamo per tempo, che ne dici?”

In conclusione la finestra migliore per agire, su base statistica, è quando si sono passati di poco i 60 anni.

Se non altro per iniziare a capire in tempo come vanno le cose.

L’errore più grande è ignorare un problema palese tuo o di un tuo caro… lasciar correre e poi quando arrivano i 75 anni di solito il problema è talmente consolidato che:

  1. 1. Purtroppo la persona si lascia andare psicologicamente, e ti dice che va bene così, che non le importa di interagire con gli altri. I famigliari sono quindi frustrati, si sentono in colpa e magari forzano l’ipoacusico che contro voglia non userà gli apparecchi (salvo che il tecnico non faccia un lavoro fine per coinvolgere il paziente).
  2. 2. Il paziente forse reagisce, forse si decide a fare qualcosa e si rende conto dell’errore commesso nell’aspettare troppo.

Ma alla fine è passato talmente tanto tempo senza sentire che il cervello ha molta difficoltà a riabituarsi ai suoni.

Il tecnico è quindi costretto a limitare il volume, altrimenti darebbe fastidio. E purtroppo anche i risultati saranno parecchio limitati. Quindi lo so, pensi che l’udito non sia un senso importante. Pensi che quando si presenterà il problema, considererai la situazione, non vorrai infastidire un tuo caro facendoglielo notare, e avrai paura che gli apparecchi costino troppo… lo so… perché ogni giorno rassicuro i miei pazienti su queste cose… ma ti chiedo di fare uno sforzo: parlatene in famiglia, senza paura, senza vergogna, con affetto.

Sentire meglio è un modo per essere presenti, per interagire, parlare ed ascoltare, per stare assieme.

Parlarne significa combattere un senso di vergogna che ogni giorno, come dicono i dati che ho riportato, porta a rassegnazione, isolamento e tristezza, a qualcuno nella tua famiglia o cerchia di conoscenti.

Questo è un peccato.

Perché è una situazione che si potrebbe risolvere.

Una volta fatto, 8 persone su 10 sono felici della propria scelta.

A presto, 

dott. Francesco Pontoni

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