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Studi scientifici e news

Parto prematuro e perdita dell'udito: lo studio

Gli esiti di uno studio condotto su donne in gravidanza hanno suggerito una correlazione tra problemi uditivi e probabilità di parto prematuro.
Specialisti dell'udito
Specialisti dell'udito 18/01/2017 16:06
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Le donne che dimostrano una perdita dell’udito hanno una più alta probabilità di incorrere in un parto prematuro o di dare alla luce neonati dal peso ridotto.

Lo ha affermato un recente studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, secondo il quale si tratterebbe di un problema molto significativo, dato che il 4,7% delle donne di età compresa tra i 18 e i 39 anni dichiarano di avere problemi di udito ma di non utilizzare apparecchi acustici.

In realtà è opportuno specificare che, se vi è un effettivo legame tra parto prematuro (o basso peso del bambino alla nascita) e perdita dell’udito, i fattori di questo legame non sono l’uno diretta conseguenza dell’altro.

In altre parole, più che la perdita dell’udito in sé, sono le circostanze che coinvolgono le persone con perdita dell’udito a determinare queste conseguenze. È dimostrato, ad esempio, che le donne affette da ipoacusia effettuano meno visite prenatali e si dichiarano meno soddisfatte dell’assistenza sanitaria ricevuta; per una serie di ragioni indirettamente legate al loro disturbo,  che possono in seguito determinare in qualche modo il parto prematuro.

Per indagare questa realtà, lo studio condotto dal Lurie Institute for Disability Policy della Brandeis University ha esaminato un campione di 18 milioni di nascite a livello nazionale. Di queste, circa 10.500 erano di donne con un’evidente perdita dell’udito.

I risultati della ricerca hanno rivelato che in effetti il tasso di nascite premature o con uno scarso peso del bambino è significativamente più alto tra le donne con perdita dell’udito che tra la popolazione generale.

I fattori che contribuiscono al parto prematuro

  • Prima di tutto la perdita dell’udito, specialmente nei casi più gravi e ad esordio precoce, è spesso accompagnata da deficit del linguaggio e disturbi dell’apprendimento. Questi ultimi ancora troppo spesso si traducono in un basso status socio-economico, che a sua volta espone le donne a una più alta probabilità di avere problemi di salute coesistenti o di partorire in strutture ospedaliere più scadenti.
  • Lo studio ha inoltre evidenziato che un altro fattore di influenza sulle nascite è la capacità di comunicare efficacemente con gli operatori sanitari. Talvolta, questa è minata da una scarsa preparazione dello staff medico, che non si rivela adeguatamente pronto a gestire lo scambio di informazioni con persone affette da ipoacusia. Questo può avere conseguenze serissime oltre che prevedibili, perché le pazienti non riescono ad assorbire tutto il bagaglio di informazioni indispensabili per portare avanti con serenità la gravidanza.
  • Un’altra circostanza influente è la difficoltà per molte donne con perdita dell’udito di acquisire informazioni esterne, altrettanto preziose per la loro salute. Le problematiche uditive limitano le possibilità di partecipazione a programmi e attività preparatorie al parto (quando queste non presentino un discreto tasso di accessibilità alle persone non udenti); o ancora può risultare molto più impegnativo recepire messaggi informativi, quando questi si presentano sotto forma di annunci radio, spot televisivi, video o altri contenuti multimediali.

La speranza è che in futuro i risultati di nuove ricerche conducano all’individuazione di altri fattori responsabili del rapporto tra perdita dell’udito e parto prematuro, allo scopo di ottenere un miglioramento dei programmi di assistenza sanitaria materna e una migliore comunicazione tra operatori sanitari e pazienti.