Dislalia audiogena: il legame tra disturbi uditivi e linguaggio
La dislalia è un disturbo del linguaggio molto comune che viene riscontrato nei bambini in età scolare. Si caratterizza come una difficoltà nel pronunciare correttamente le parole. Una delle prime definizione è quella data da Shultess nel 1830, che definì con il termine di dislalia proprio l’impossibilità di articolare uno o più fonemi.
Nei primi anni di vita del bambino, queste difficoltà di pronuncia sono frequentemente presenti. Si evidenziano sostituzioni, fenomeni di paralalia, omissioni o distorsioni che inizialmente non si devono considerare come patologiche, in quanto legate allo sviluppo e all’evoluzione del linguaggio, e come tali, sono considerate fisiologiche ed evolutive. Con l’evolversi del linguaggio, migliora l’articolazione, e di conseguenza scompaiono le alterazioni rilevate.
Tuttavia, se verso i sei anni le alterazioni sono ancora presenti, siamo in presenza di dislalia nei bambini. È compito sia della scuola che delle famiglie individuare il problema e intervenire rapidamente con il giusto approccio per poter ridurre al minimo il disturbo.
Le cause di tale disturbo possono essere diverse. Dopo una breve panoramica sui diversi tipi di dislalia, ci concentreremo sulla dislalia audiogena, ossia quella causata da una perdita uditiva infantile.
1Dislalia: significati e tipologie
Le dislalie sono alterazioni degli organi del tratto vocale sopraglottico. Si tratta di un difetto di articolazioni o di sviluppo ritardato di patterns articolatori che comprende sostituzioni, distorsioni, omissioni e trasposizioni dei suoni linguistici.
Spesso si confonde dislalia e disartria. Ma la prima è un disturbo di tipo periferico, mentre la seconda deriva da una lesione di tipo neurologico che coinvolge la componente motoria del linguaggio, ed è caratterizzata da una scarsa capacità di articolazione dei fonemi.
Le cause di questi disturbi articolari periferici, che possono essere vocalici o consonantici, possono essere legate a fattori organici o funzionali, ecco perché si parla di dislalia funzionale e dislalia organica. Tra i fattori organici ricordiamo le alterazioni morfologiche congenite ed acquisite; per forme funzionali intendiamo i disturbi articolari sulla cui patogenesi non si rileva alcuna causa organica: il paziente non trova l’esatto luogo o modo di articolazione per l’esecuzione di uno o più fonemi e persiste in un errore articolatorio sistemico.
La dislalia funzionale è legata principalmente a:
- Atteggiamento errato educativo fonologico
- Fattore imitativo ambientale
- Ritardo semplice di parola
- Ritardo specifico di linguaggio
- Tachilalia tartagliamento
- Disturbi di discriminazione
- Deficit uditivo
Dislalia audiogena: cos’è
Una particolare forma di disturbo del linguaggio è la dislalia audiogena. In questo caso, il disturbo articolatorio non è legato ad un danno organico né ad un deficit funzionale, ma è causato dall’alterato ascolto del bambino che quindi articola in maniera scorretta i fonemi, non discriminando correttamente ciò che gli viene trasmesso. È importante quindi eseguire accertamenti audiologici per evidenziare od escludere un deficit uditivo. La perdita di udito infantile infatti è frequente di quanto si pensi: colpisce circa 1-3 bambini su 1.000
In presenza di sordità lieve che si sviluppa nel periodo preverbale, l’acquisizione del linguaggio avviene secondo i tempi normali, senza conseguenze importanti sui diversi aspetti fonetici e linguistici. In presenza di sordità medie, il ritardo del linguaggio è abbastanza evidente. La voce è nasale, ci sono difetti nell’articolazione delle consonanti S, Z, SC, R mentre L, C, G possono venire omesse o sostituite. Invece, nelle sordità gravi, a parte il notevole ritardo del linguaggio e la voce quasi gridata, la dislalia audiogena è marcata, e coinvolge anche le vocali (specie U ed I). Nelle sordità che si sviluppano durante lo sviluppo del linguaggio, tanto più è avanzato, tanto meno evidenti sono le alterazioni.
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