Problemi di Udito

Ipoacusia

Ipoacusia è il termine tecnico utilizzato per definire genericamente il calo dell’udito. L’età avanzata si configura come la causa principale, tuttavia questa condizione può avere origine, caratteristiche, durata e gravità differenti.
Specialisti dell'udito
Specialisti dell'udito 04/03/2022 08:22
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Cos’è l’ipoacusia?


Si parla di ipoacusia quando si manifesta una perdita di udito o un calo uditivo.


Ma andiamo nello specifico.


Il termine ipoacusia identifica genericamente un abbassamento delle capacità uditive, indipendentemente dalle motivazioni e dall'origine del calo dell'udito. Che sia a causa di un raffreddore, la conseguenza di uno shock acustico o, più semplicemente, dell'usura fisiologica del tempo, ogni calo uditivo - momentaneo o permanente - rientra nella categoria dell'ipoacusia.


A volte passa spontaneamente, altre volte rappresenta un disturbo che condiziona “silenziosamente” la vita di chi ci convive. E che può avere delle significative ripercussioni sulla salute fisica ed emotiva, ad ogni età. 


Quando si parla di ipoacusia, quindi, c’è un intero mondo da scoprire.


Può essere graduale o improvvisa. Temporanea o permanente. Bilaterale o monolaterale (ovvero riguardare un orecchio o entrambi, anche con gravità differenti tra loro).


Inoltre, prevede tanti scenari diagnostici e altrettanti approcci riabilitativi, in alcuni casi affidati al supporto di apparecchi acustici


Motivo per cui, in determinate circostanze, soltanto una visita specialistica può chiarire la natura clinica della singola situazione.


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Ipoacusia: cause principali 


La prima causa di ipoacusia nel mondo è senz’altro l’età, ma non è certamente l’unica ragione. 


Tra le principali cause di ipoacusia, emergono:


  • invecchiamento: anche il sistema uditivo risente dell'usura del tempo dovuta agli anni che passano (presbiacusia). Di norma, i primi segnali iniziano a percepirsi dai 45 anni in poi, ma l’età può cambiare in base allo stile di vita;

  • esposizione ai rumori: i suoni forti possono danneggiare le cellule ciliate della coclea, ovvero le cellule deputate alla trasmissione del suono al cervello sotto forma di vibrazioni, o altre parti dell'orecchio coinvolte nel processo d'ascolto. L’ipoacusia da rumore può essere provocata da un’esposizione prolungata nel tempo (es. lavoro in fabbrica senza l’utilizzo di appositi tappi per le orecchie oppure utilizzo improprio di cuffie per l’ascolto della musica), ma anche da un improvviso shock acustico (es. boato prodotto da un colpo di arma da fuoco);

  • lesione cranica: un trauma in prossimità del nervo acustico può alterare o diminuire le capacità uditive;

  • rottura del timpano: la perforazione della membrana timpanica può essere causata dall’esposizione a rumori molto forti, da un utilizzo aggressivo dei cotton fioc, da improvvisi sbalzi di pressione e da tanti altri fattori;

  • tappo di cerume: il cerume è una sostanza che protegge il condotto uditivo dagli agenti esterni potenzialmente insidiosi e aiuta mantenere la giusta lubrificazione all’interno del canale. Tuttavia, l’eccesso di cerume può depositarsi sul fondo del condotto fino a formare un vero e proprio tappo in grado di ostruire la conduzione delle onde sonore;

  • predisposizione genetica: alcuni disturbi o patologie congenite, tra cui per esempio l’otosclerosi che si manifesta con la degenerazione della staffa (uno degli ossicini dell'orecchio), possono provocare ipoacusia o addirittura sordità;

  • assunzione di farmaci ototossici: l'abuso o l'uso combinato di alcuni medicinali può provocare, come effetto indesiderato, un calo dell’udito;

  • infezioni alle orecchie (otite): le infezioni batteriche o virali possono causare un rigonfiamento anomalo dell’orecchio interno e, di conseguenza, impedire una corretta ricezione del suono. L’otite media, per esempio, è una patologia abbastanza ricorrente tra i bambini ed è tra le principali motivazioni di ipoacusia infantile.

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I sintomi dell’ipoacusia


A volte è facile rendersi conto di essere alle prese con una possibile perdita di udito, altre volte un po' meno, soprattutto perché parliamo di un processo spesso graduale.


Qualche altra volta, invece, può essere meno facile accettare la realtà, soprattutto quando la causa è riconducibile agli anni che passano.


L’orgoglio può giocare brutti scherzi.


Come detto in precedenza, l’ipoacusia non si può definire una vera e propria malattia, quindi non si può parlare della presenza di sintomi specificamente associati ad essa. In alcuni casi, è stesso l’ipoacusia a configurarsi come uno dei principali sintomi di una patologia originaria.


Tuttavia, è possibile identificare alcuni indizi che suggeriscono una perdita uditiva in corso. Si tratta perlopiù di situazioni di vita quotidiana dove emerge una chiara difficoltà a recepire il suono in maniera nitida.


Andando nello specifico, è possibile identificare diverse circostanze ricorrenti che segnalano l’eventuale presenza di ipoacusia:


  • difficoltà nel percepire le voci sussurrate, acute e meno intense, come quella dei bambini;

  • tendenza a chiedere con una certa frequenza di ripetere quanto viene detto durante una conversazione;

  • volume del televisore alzato a dismisura;

  • problemi di comprensione del parlato durante le conversazioni telefoniche;

  • difficoltà ad isolare la voce del proprio interlocutore durante una conversazione all’aperto in presenza di rumori di sottofondo;

  • propensione ad alzare involontariamente il tono della voce.

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Le conseguenze dell’ipoacusia


Contrariamente a quanto percepito nell’immaginario comune, convivere con una condizione di ipoacusia non si riduce semplicemente a rinunciare ad alcuni suoni o alla possibilità di chiacchierare senza fatica. 


Sentire bene si riflette sulla salute fisica ed emotiva a 360°, anche durante la terza età.


È importante rimarcare questo aspetto per un motivo ben preciso: la cattiva abitudine piuttosto diffusa di trascurare eventuali problemi di udito perché erroneamente considerati innocui.


Questo atteggiamento di sottovalutazione risulta ancora più frequente quando la sordità coinvolge le persone anziane. In questo caso, i problemi di udito vengono erroneamente relegati ad un “piccolo” prezzo da pagare per gli anni che passano. Una condizione naturale che non prevede ripercussioni significative. 


Ma non è così. 


Un udito debole “consuma” il cervello


Gli esiti di alcuni studi suggeriscono una diretta correlazione tra problemi di comunicazione derivanti da una condizione di ipoacusia e declino cognitivo. Per esempio, una ricerca del 2019 - pubblicata sulla rivista scientifica Jama Network e condotta sui dati di oltre 16 mila adulti tra i 45 ed i 64 anni - ha evidenziato come la perdita uditiva sia associata ad una maggiore probabilità di demenza senile.


Un altro studio, pubblicato sul Journal of Epidemiology, invece si è soffermato sul possibile ruolo dell’ipoacusia nell’insorgenza dell’Alzheimer durante la terza età (oltre i 65 anni). I ricercatori, infatti, hanno riscontrato che - dal punto di vista statistico - gli anziani con difficoltà uditive avevano una possibilità pari quasi al doppio di sviluppare Alzheimer rispetto a chi godeva di un udito nella norma.


Non è stato ancora chiarito un presunto meccanismo d’azione alla base di queste associazioni tra ipoacusia e salute cerebrale, tuttavia i numeri spingono a non sottovalutare la questione.


Le cadute possono dipendere da un calo dell’udito


Il benessere del sistema uditivo impatta anche sul nostro equilibrio. Questo avviene perché l’organo deputato al senso dell’orientamento risiede proprio nell’orecchio: il labirinto, infatti, “coordina” l’interazione umana con l’ambiente circostante. 


Ecco perché le vertigini accompagnate ad ipoacusia o ad acufene potrebbero essere collegate a specifici disturbi uditivi talvolta invalidanti, tra cui labirintite e Sindrome di Ménière.


Per questo motivo, non deve sorprendere l’esito di uno studio americano che ha evidenziato come l’ipoacusia esponga gli anziani ad un maggiore rischio per la propria incolumità a causa di cadute o incidenti domestici. In particolare, gli autori hanno rivelato che ogni perdita uditiva corrispondente a 10 dB era associata ad una probabilità maggiore di 1,4 volte di cadere. 


Chi non sente bene potrebbe avere più mal di testa


Secondo alcune ricerche, ci sarebbe un collegamento tra perdita uditiva ed episodi frequenti di emicrania. Uno studio, pubblicato su Cephalalgia, ha evidenziato che soffrire di emicrania potrebbe raddoppiare la possibilità di sviluppare una ipoacusia neurosensoriale, si tratta di una tipologia di ipoacusia che approfondiremo successivamente. 


Considerando che si parla di due sintomi aspecifici quali emicrania e ipoacusia, non è facile approfondire la natura della relazione osservata. Tuttavia, diversi studi sembrano suggerire una maggiore tendenza delle persone ipoacusiche ad avere più attacchi di emicrania.


E questo è quanto basta ad offrire un’ulteriore motivazione per prendersi cura del proprio udito.


Ipoacusia e depressione


Chi sente meno è più esposto a malessere emotivo e fenomeni depressivi: questa è la conclusione di diversi studi scientifici, in particolare di un’ampia ricerca pubblicata su Jama Network realizzata in base ai dati di oltre 18 mila partecipanti adulti che ha evidenziato la maggiore propensione delle persone con deficit uditivi a registrare sintomi depressivi.


Tendenza che risulta ulteriormente accentuata per gli anziani costretti ad affrontare diseguaglianze socioeconomiche: a suggerirlo è l’esito di uno studio pubblicato su Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology. Gli autori, inoltre, hanno osservato l’efficacia di una diagnosi precoce e di una fornitura tempestiva di apparecchi acustici per migliorare il benessere psicosociale degli anziani ipoacusici. 


È abbastanza facile intuire le motivazioni che inducono una persona con perdita uditiva ad essere più vulnerabile rispetto a fenomeni depressivi. 


Tra le principali, emergono:


  • bassa autostima;
  • minore fiducia in se stessi in ambito lavorativo;
  • esclusione dalle attività di gruppo;
  • difficoltà a comunicare con i propri cari.

Insomma, l’ipoacusia graduale e persistente può rappresentare una seria minaccia per il benessere mentale a qualsiasi età. Prendere le giuste contromisure, oppure aiutare un genitore o un nonno a superare una perdita uditiva, è sempre una buona idea. Per garantirsi, o garantire ai propri cari, una qualità di vita pienamente soddisfacente.


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Cure e principali rimedi


Non esiste una soluzione unica o un trattamento indistintamente valido per tutti i casi di ipoacusia. Ogni singola situazione richiede un approccio clinico che dipende dalla causa e dal grado di perdita uditiva


I principali rimedi per l’ipoacusia si possono riassumere in:


  • terapia farmacologica: quando la causa del calo uditivo è riconducibile ad un’infezione batterica o virale, l’assunzione - su prescrizione medica - di specifici antibiotici, mucolitici o cortisonici può essere sufficiente a ripristinare efficacemente l’udito;

  • rimozione dell’eccesso di cerume: se l’abbassamento delle capacità d’ascolto è dovuto alla presenza di un tappo di cerume, un ORL (otorinolaringoiatra) può risolvere il deficit uditivo del paziente aspirando o favorendo l’espulsione del tappo;

  • intervento chirurgico: in caso di otosclerosi, potrebbe risultare efficace una stapedotomia, ovvero la sostituzione chirurgica di una piccolissima parte della staffa con un’apposita soluzione micro-protesica;

  • apparecchi acustici: il loro utilizzo aiuta a compensare i deficit uditivi nei casi di ipoacusia che non sono risolvibili attraverso le modalità precedentemente illustrate. Gli apparecchi acustici, infatti, sono supporti altamente tecnologici - programmati in base alle singole carenze uditive dell’utilizzatore da un tecnico audioprotesista - che agevolano l’ascolto calibrando e potenziando la ricezione sonora a livello del canale uditivo, tramite un supporto da inserire nelle orecchie. 

  • impianto cocleare: si tratta di un piccolo apparato elettronico da impiantare chirurgicamente nell’area cranica adiacente all’orecchio, in prossimità del nervo acustico. L’impianto cocleare, infatti, aiuta una coclea malfunzionante a trasformare i suoni in segnali elettrici da inviare al cervello. I pazienti vengono orientati verso questa soluzione esclusivamente nei casi più gravi di perdita uditiva. 


Classificazione dei gradi di perdita uditiva


L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha elaborato dei parametri specifici per calcolare con precisione i vari gradi di ipoacusia partendo dalla misurazione della soglia uditiva, ovvero la minima intensità sonora che si è in grado di cogliere in un ambiente silenzioso.


Valutazione che può essere effettuata soltanto in seguito ad esami audiometrici


  • Ipoacusia lieve: quando la soglia uditiva è compresa tra 25 e 30 dB.
  • Ipoacusia moderata: quando la soglia uditiva è compresa tra 35 e 50 dB.
  • Ipoacusia moderatamente grave: quando la soglia uditiva è compresa tra 50 e 65 dB.
  • Ipoacusia severa: quando la soglia uditiva è compresa tra 65 e 80 dB.
  • Ipoacusia profonda: quando la soglia uditiva è compresa tra 80 e 95 dB.
  • Perdita totale di udito (sordità): quando la soglia uditiva supera i 95 dB.

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Tipologie di ipoacusia


L’ipoacusia, quindi, è un disturbo particolarmente difficile da inquadrare dal punto di vista clinico. Esiste, però, una classificazione dei principali casi di ipoacusia.  


  • Ipoacusia neurosensoriale: in questi casi, la riduzione delle capacità uditive è riconducibile ad un deficit riscontrabile nella trasmissione del suono al cervello. Per la precisione, ad un probabile malfunzionamento della coclea o del nervo acustico. Nel caso in cui la causa è riconducibile ad un danno del tronco encefalico, della corteccia, del cervelletto o dell'ipotalamo, si parla di ipoacusia percettiva.

  • Ipoacusia trasmissiva (o conduttiva): è una delle forme più ricorrenti di ipoacusia ed è dovuta alla presenza di un ostacolo o di un danno all’orecchio che impedisce la corretta trasmissione del suono dal condotto esterno al timpano. Di solito, si tratta di una condizione temporanea e curabile: può essere, infatti, la conseguenza di un tappo di cerume, di un rigonfiamento anomalo provocato da un’infezione (es. orecchio del nuotatore), di una perforazione del timpano in seguito ad uno shock acustico, ecc.

  • ipoacusia mista: come suggerisce la denominazione, è un abbassamento delle capacità uditive derivante dalla concomitanza di più elementi. Nello specifico, l’ipoacusia mista è causata da un insieme di fattori neurosensoriali e trasmissivi che alterano sensibilmente la funzionalità delle orecchie su più livelli. 

  • Ipoacusia fluttuante: questa ipoacusia è caratterizzata da una capacità uditiva altalenante, ovvero da variazioni della soglia uditiva che persistono nel tempo. Questi alti e bassi possono avere cause differenti e si riscontrano soprattutto tra i pazienti affetti dalla Sindrome di Ménière. 

  • Ipoacusia improvvisa: è un disturbo relativamente comune e consiste in una perdita uditiva repentina, improvvisa, uguale o superiore a 30 dB. Le cause possono essere molteplici e, in base all’origine, può richiedere un trattamento specifico oppure svanire da solo. Spesso, questa condizione è accompagnata da acufene e vertigini.

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